Che vergogna!

Lo dissi ai tempi di Saddam Hussein, per cui almeno gli americani si sforzarono di inscenare un processo-farsa, lo ripeto oggi: che vergogna!

Il caso Gheddafi, purtroppo non sarà l’ultimo, dimostra ancora una volta – oltre alla conclamata ipocrisia dei rapporti diplomatici – a quali lidi la rabbia possa spingere l’uomo. Un livello di coinvolgimento tale da non far distinguere più la ragione dal torto: il torto in cui i ribelli libici, senza scendere troppo nei dettagli, sono caduti con la barbarica esecuzione dell’ormai ex Rais.

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Un ultimo post prima di lasciarci per una decina di giorni che mi vedranno stravaccato al sole di Castel Volturno.

Ho già parlato, in un passato nemmeno tanto remoto, di quelli che un tempo venivano denominati tablet PC e che, oggi, si chiamano invece iPad – pardon, tablet e basta. Torno ad occuparmene adesso, paradossalmente, perché proprio ieri il PC per come lo conosciamo ha compiuto i suoi primi trent’anni. Auguri.

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Chi mi conosce sa che, pur amando la scrittura, sono un pessimo lettore. E, così come mi piace scrivere racconti brevi, vengo ciclicamente affascinato dalle cosiddette short novel, i racconti brevi per l’appunto, che aprono e chiudono (non necessariamente ad eternum) un discorso nel giro massimo di una cinquantina di pagine. Fino a qualche tempo fa, mi vedevo come un pesce fuor d’acqua perché questo genere letterario semplicemente non era un genere; mi veniva difficile sia classificare Last Look Around e gli altri che ho iniziato e mai finito, sia identificarmi come appassionato di una certa parte del panorama più o meno culturale.

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Sono sempre più convinto che la settorialità paghi, e che lo faccia piuttosto bene. Questo mi capita di dirlo a proposito dei blog, mi succede di ribadirlo – e vederlo ribadito – quando si parla di contenuti mediali come possono esserlo i telegiornali. Nell’epoca delicatissima che stiamo vivendo, un momento storico in cui i giornali aspirano a diventare telematici e i telegiornali mutuano supposti elementi vincenti dai quotidiani, credo sia sempre più importante ritagliarsi un proprio spazio, un angolo, una fetta di pubblico che ti segua e non ti faccia mai andare sotto una certa percentuale.

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